lunedì 4 gennaio 2010

sull'anima

Qualche giorno fa ho lanciato una lama per stucco.
L'ho lanciata contro il banco sul quale stavo lavorando.
Subito dopo mi sono girato verso di essa e mi sono dispiaciuto del mio gesto.
Povera la mia lama.
Non l'avevo presa in prestito, non rubata e non trovata.
L'ho fatta io. Da zero.
Pensavo a quanto fossi stupido a preoccuparmi per un pezzo di metallo, quando mi sovvenne una scena di un cartone animato nel quale una bimba getta a terra la sua bambola perché le ha fatto fare brutta figura con le amichette.
Ricordo che tornò indietro subito dopo pentita del accaduto, abbracciò la sua bambola dalla testa enorme e la portò a casa con sé.
Il lavoro per il quale stavo usando la lama (o spatola) non era certo dei più stimolanti ne richiedeva la mia massima concentrazione e così una parte (una gran parte) della mia mente iniziò a vagare per lande inesplorate e d'un tratto si trovò a fronteggiare un quesito.
Cosa dà anima a qualcosa?
Mi risposi che nel momento della nascita dio nella sua immensa indulgenza conferisce un anima ad ogni futuro peccatore che si accinga a calpestare il pianeta.
Ma ciò non soddisfò la mia curiosità pregna di sadismo.
Al solo fine di farmi del male, infatti, pensai ad un vecchio articolo che parlava dell'unicità delle cose.
Ad esempio la tastiera grazie alla quale ora scrivo è stata prodotta in migliaia di esemplari, ma solo la mia ha quelle caratteristiche macchie di unto e polvere che la distinguono dalle altre.
In più c'era la lama da stucco. Era più che unica; l'avevo creata io stesso.
Esserne il creatore mi dava di diritto di elargirle un' anima?
Insomma, come può un oggetto a cui tengo tanto non possedere un anima?
Forse l' affetto verso qualcosa è sufficiente a dargli un anima?
Magari devi essere una cosa anima-ta , per possedere un anima.
E gli anima-li, ce l'hanno, l'anima?

Detto ciò, secondo voi, il mio è autolesionismo o propensione al deterioramento mentale?

mercoledì 30 settembre 2009

in vita

delle volte ti accorgi di come anche le piccole cose possano cambiarti.
a volte conosci delle persone che, nel loro piccolo, t'insegnano tante cose sulla vita, la loro. su come l'han vissuta, su cosa hanno sbagliato, e come sono riusciti a cambiare o si sono fatti cambiare.
ultimamente sono arrivato a pensare che molta gente la sua vita non la gestisce più attivamente. ha lasciato il timone e si lascia trasportare dai flutti verso l'ignoto. si è arresa.
la vita spesso non diventa come i sogni ci facevano sperare, accade che la gente, arrivati al ennesimo calcinculo, cada, e non si rialzarsi più.
posso capirli.
ma arrendersi vuol anche dire accontentarsi e perdere le speranze di cambiare. stabilizzarsi in un punto del grafico della vita e continuare così, anche per paura di non andare a salire, ma a scendere.
e vivono così, pieni di rimpianti per ciò che non è accaduto, per ciò che doveva essere, per chi si doveva diventare. smettono di lottare.
io non so quante volte cadrò ancora in questo viaggio che nemmeno so dove mi porta, ma spero vivamente di avere sempre il vigore di ritirarmi dritto e continuare verso un nuovo obbiettivo. il mio.

alla prossima.

mercoledì 23 settembre 2009

Chissà perché...

Benritrovati...
Esattamente un mese fa finiva la mia avventura in giappone.
A quest'ora ero su un letto a Tokyo a pensare che l'indomani avrei dovuto prendere il volo per tornare a casa. Già allora avevo nostalgia. E non pensavo più al blog.
Oggi, dopo un mese di silenzio sono qui per dirvi che sto bene, che non è successo nulla di male e che forse qualcosa da scrivere, adesso che sono più rilassato, c'è. Non solo sul Giappone.
Quindi scusatemi l'assenza ingiustificata e ricominciamo.

Bella lì.

domenica 9 agosto 2009

Rieccomi!

E la tappa a Kyoto è bella e finita...
Domattina partiamo alla volta di Osaka dove ad attenderci ci saranno il mitico museo Tetsuka e l'enorme parco dell'expo. Oltre che la gita a Nara, rimandata per causa maltempo.

Ora, due parole su Kyoto.
La città sorge attorno ad alcuni dei templi più importanti della religione shinto ed è sostanzialmente in costante conflitto con se stessa.
Se da una parte incontriamo la tradizione e il misticismo giapponese, dall'altra troviamo un enorme quartiere commerciale che ci fa sentire ancor di più la voglia di tornare a Tokyo. Ma teniamo duro, e partiamo con le visite ai templi.

Il turismo qui è alle stelle e a ben guardare il numero di occidentali quasi equipara quello degli asiatici. Cosa curiosa è vedere gli stessi giapponesi muoversi muniti di cartine. Infatti qui è alto il numero dei pellegrini giunti da ogni parte del giappone per visitare i vari luoghi sacri.

La città in sé non mi ha detto molto, anche se le visite ai templi mi hanno lasciato una pace interiore che da noi non è facile trovare. Non avrei mai immaginato che suonare un campanaccio, meditare composto o accendere un incenso ad un altare potesse essere così rilassante. I giapponesi inoltre sono molto cordiali con chi visita con rispetto i loro templi e si avvicina alle loro pratiche anche solo per curiosità.

venerdì 7 agosto 2009

viaggiare, a volte, è meglio che arrivare

Anche se ormai ci siamo abbastanza ambientati in Kyoto, in questo post voglio parlarvi un po' del famoso viaggio di nove ore sulle linee locali giapponesi.
La sveglia è suonata alle quattro emmezza ma siamo riusciti ad andarcene dall'ostello solo una quarantina di minuti dopo.
Come al solito grazie all'efficienza delle ferrovie del luogo siamo in stazione in men che non si dica. E via.
Il treno che prendiamo non è come quelli a cui siamo abituati. Sembra più un treno della metropolitana di Milano. Anche se pulitissimo.
Usciti dall'area urbana di Tokyo la prima cosa che salta all'attenzione è la quasi totale assenza di stranieri sul treno. Anzi, dopo un'oretta siamo proprio gli unici nel vagone!
Inoltre cambia radicalmente anche il paesaggio. Vi ricordate i primi cartoni animati tipo judo boy o mimì? Beh siamo a quei livelli, la mia idea è che lì il tempo si sia un po' fermato. da circa trent'anni. La suburbia di Tokyo, l'altra faccia della medaglia.
Nei pressi delle stazioni più grosse invece il paesaggio urbano non differisce di molto da quello nostrano se non fosse per il fatto che la gente è realmente stupita di vederci. Nei loro sguardi non v'è diffidenza né tracce di pregiudizi verso noi occidentali; solo curiosità e stupore. Penso che qui l'immigrazione non sappiano nemmeno cosa sia. Inoltre per i lunghi spostamenti i turisti usano il Proiettile che quindi taglia fuori dal turismo tutti questi paesini. Una visitina però se la meriterebbero; chissà, forse nel prossimo viaggio...
Un ultima nota: le persone ci mettono effettivamente un po' a capire che siamo stranieri. La loro educazione li spinge infatti a non guardare gli altri in faccia se non per necessità, e quindi, a meno che non notino gli zainoni spesso riusciamo a passare inosservati. Quest'usanza sparisce con l'avvicinarsi delle città più grosse.
È solo con l'entrata nel Kansai (la regione dove si trova Kyoto) che cambiano i treni e troviamo quelli classici, con due file di due sedili e il corridoio al centro.
Ed è solo qui che una vecchietta si accorge con un sorriso che il Berry indossa una maglietta del Mazinga Z: infatti a loro fa uno strano effetto che uno straniero si interessi delle loro cose. Penso che ciò derivi dal fatto che a loro importa poco degli affari degli altri.
Fattostà che in una decina di ore scarse arriviamo davvero a Kyoto.

Un giorno scriverò anche di quello.

Arrivederci.

martedì 4 agosto 2009

Day one

E il primo giorno è andato.

Niente di particolare; visto che domani partiremo per Kyoto, abbiamo dovuto fare i biglietti e capire come prendere i vari treni che ci porteranno là. Si perché a noi le cose facili puzzano e il treno-proiettile (che percorre la tratta Tokyo-Kyoto in 140 min.) ci sembrava troppo una roba da turista. Così abbiamo fatto un biglietto utilizzabile solo su treni locali. Ne dovremo cambiare sette e se tutto fila liscio dovremmo essere a Kyoto in circa nove ore. Indiana Jones era un dilettante...

L'organizzazione della nostra prima minchionata ci è costata quasi tutta la mattina, dopodichè ci siamo recati al bellissimo parco di Shinjuku.
Per un po' abbiamo creduto di trovarci nella zona più spettacolare di Tokyo ma poi abbiamo avuto la malsana idea di andare (nonostante il poco tempo a nostra disposizione) a fare un giro ad Akihabara.
Non trovo ancora le parole per descrivere quel "quartiere". Penso ci voglia un po' prima che mi passi la cotta e riesca a parlarne a mente serena. Ero talmente preso che non ho fatto nemmeno le foto!
Cotta che ho anche per il servizio trasporti. Con una card in tasca e un po' di yen per caricarla, girare Tokyo diventa un vero spasso. Un consiglio: sui treni state in piedi; in molti casi si gode di un ottima vista sulla città.

Domani lasceremo la megalopoli alla volta di città più piccole, alla ricerca della storia e della cultura nipponica, cercando di capire come una civiltà così avanti possa convivere con i suoi lati più rurali e tradizionali. Ma in fondo non vedo già l'ora di tornare, tra meno di due settimane, in questo guazzabuglio di colori e persone dove in un solo giorno mi è sembrato trascorresse un mese; parlando italiano con un vecchio giapponese, cercando di farmi capire dal ristoratore all angolo, vincendo action figures alla macchinette di akihabara.

A già, vi ricordate la storia della camera non pronta? Bene, il punto era che l'ostello andava in overbooking. E quindi? Ora dormiamo nella soffitta!

Eccoci!

Per ora tutto sembra andare per il meglio a parte un disguido con la camera dell'ostello che non era pronta e dev'essere ancora preparata (ma sospettiamo ci sia qualcosa di più grosso sotto...).

Ma andiamo con ordine.
Dopo poco meno di dodici ore siamo atterrati a Tokyo, siamo riusciti a prendere il treno per Ueno (che a noi sembra già un bel quartiere) e poi abbiamo avuto la mitica idea di andare all' ostello a piedi. La distanza in effetti non è molta ma saranno stati gli zaini, o le dodici ore di volo, o le luci della città, che all'ostello siamo arrivati dopo mezz'ora completamente sudati.
E qui torniamo al discorso della camera che ancora non è pronta siamo nella "hall" dell'ostello sudati, con l'aria condizionata a manetta come è d'usanza da queste parti!

Adesso torno a lamentarmi e poi posto qualche foto.

Alla prossima!